Non cambia cosa facciamo, ma come lo facciamo

Nuvole in montagna e sereno verso il mare.

Il criceto nella ruota

«Come faccio a fare tutto?» Mi porto le mani alla testa. La ruota gira e io sono il criceto che ci corre dentro. Non è una bella sensazione. La provo anch’io che vivo in campagna e faccio agricoltura biologica. Non conta che lavoro fai o dove vivi. Le cose da fare sono sempre tante, troppe.

In questi giorni raccolgo le olive. È un lavoro che inizia all’alba e finisce quand’è buio. Ma devo anche sorvegliare il vino perché va travasato e c’è sempre un mucchio di burocrazia da smaltire. La ruota gira e io corro. Rincorro i tempi della Natura. Tempi bizzarri. Stranezze che hanno a che fare coi cambiamenti climatici e che spazzano via tante convinzioni. Prima fra tutte, questa: per ottenere risultati, fare tutto e non perdere la testa, è necessaria una scrupolosa organizzazione. Essere programmati. E, mentre lo dico, fuori dalla finestra vedo un ulivo più vecchio di me -lui ha almeno 120 anni- che ghigna tra le grinze della sua centenaria corteccia. Sembra prendermi in giro: buona organizzazione?

App meteo e raccolta delle olive

Nuvole in montagna e sereno verso il mare

I giorni di raccolta delle olive sono giorni frenetici. L’App Meteo sullo Smartphone è la più cliccata. Preparazione, abbacchiatura e spremitura devono incastrarsi alla perfezione, perché voglio che l’oliva, arrivata al frantoio, dia il suo succo migliore, il più prezioso e ricco di sostanze nutritive. Guardo il meteo ora per ora con fede ingenua: la tecnologia è lì per darmi certezze, penso, e ci voglio credere, perché una buona organizzazione ha bisogno, appunto, di certezze: ‘siccome questo, allora quello’. Nemmeno in agricoltura biologica si può fare a meno di Aristotele e delle sue regole. Regole di pensiero e di comportamento fatte per tenerci il più possibile lontano dai guai. E con guai intendo l’imprevisto.

Le reti per olive sono già disposte a terra, gli uomini avvisati. Tutto è pronto. Tutto. Ma la mattina il sole si oscura dietro nubi nere. Le nubi si accalcano. Il vento piega gli alberi. Piove. Guardo l’App in cagnesco mentre vedo che il simbolo del sole è stato sostituito con quello della pioggia.

Gomorra tra gli olivi e Keats (Poeta, 1800)

Piove. Piove sulle tamerici salmastre ed arse… e sulla mia perfetta organizzazione. Il criceto scende dalla ruota e si ferma, ma non è tranquillo. È infuriato e gli tocca aspettare. «Chi è più bravo ad aspettare, vince la guerra». Lo dice Imma Savastano in Gomorra. Bella frase. Però, aspettare è un’arte che ho sempre faticato a praticare. Così mi arrabbio e il criceto riprende a correre nella mia testa. «Come faccio a fare tutto se anche il meteo si mette di traverso?»

Il vento e l’acqua hanno buttato giù parte del raccolto. Non userò le olive cadute per fare l’olio extravergine bio, perché hanno perso energia preziosa e io ci tengo che il ciclo di produzione si concluda con la stessa cura con cui è iniziato. Ci tengo che in una bottiglia, oltre alla bontà dell’olio evo biologico, ci siano valori come l’integrità e fiducia.

Olive taggiasche biologiche a terra. Un tesoro perduto.

Piove. Infilo una cerata, stivali di gomma ed esco. Cammino tra le fasce di olivi. Scatto foto alle olive per terra. Mi guardo attorno: Alberi grigi e terra argillosa. Dolci colline fino al mare. Uno scenario epico, tragico e poetico insieme. Credo che molti poeti del passato abbiano calcato il teatro del mondo consapevoli che la regia, oltre che lo scenario, lo fa la Natura. Una regia che non si fonda su regole umane e civili, ma è perfetta in sé, anche se misteriosa, incerta, ambigua.

Keats chiama questa capacità di entrare in sintonia con la Natura “Negative Capability” o “l’arte di sostare nell’incertezza senza alcun irritabile tentativo di comprendere le cose con la ragione”.

Poeta inglese nato poco lontano da Londra nel 1795.

Un atteggiamento che, in tempi di cambiamenti climatici e Covid, sembra musica per le orecchie e ispira al nuovo. Tempi nuovi, regole nuove.

Ma come sarebbe se – invece di aggrapparci alle vecchie regole o di svilupparne di nuove – abbracciassimo il fatto che il mondo è incerto e che nessun insieme di regole potrà mai metterci al sicuro?